Santa Apollonia, Vergine e Martire

Il sacrificio di Santa Apollonia come antidoto alla corruzione, all’impudicizia ed all’apostasia del nostro tempo

Il sacrificio di Santa Apollonia come antidoto alla corruzione, all’impudicizia ed all’apostasia del nostro tempo.

La figura mirabile di Santa Apollonia si inserisce nel contesto delle persecuzioni condotte contro i cristiani nella Roma Imperiale durante il III secolo.

Il suo esempio possiede un valore inestimabile ed esercita una forza irresistibile, soprattutto negli attuali tempi di ateismo, infedeltà ed apostasia conclamata e diffusa capillarmente, nel richiamare tutti i cristiani a considerare l’importanza suprema e la necessità assoluta della Fede Cattolica ed al loro dovere imprescindibile di custodirla, di professarla integralmente, senza cedimenti o compromessi di sorta, a qualsiasi costo, affrontando con coraggio ogni sacrificio, contrarietà o vessazione, fino ad essere pronti ad offrire la propria vita per Nostro Signore Gesù Cristo.

L’insegnamento della Santa assume un significato speciale soprattutto per tante donne della nostra epoca, costituendo un prezioso antidoto alla dissoluzione morale e spirituale imperante oggi nel mondo femminile, in cui la volgarità, la licenziosità e l’impudicizia sembrano non avere più freni, soprattutto tra le giovani.

Come tale la storia di Santa Apollonia merita di essere riscoperta e massimamente divulgata.

Il suo martirio è narrato nella Historia Ecclesiastica dello storico Eusebio di Cesarea, che riporta un brano di una lettera del Santo Vescovo Dionigi di Alessandria, indirizzata a Fabio di Antiochia, in cui si narrano gli episodi della cattura e dell’uccisione di Apollonia, di cui era stato testimone.

Nell’anno 248, ad Alessandria d’Egitto, il popolo iniziò una dura persecuzione contro i cristiani, fomentata da un indovino.

Molti fedeli furono torturati e subirono la lapidazione, mentre le loro case venivano saccheggiate. Nel mezzo di queste violenze venne catturata anche un’anziana vergine di nome Apollonia.

Fin dalla più tenera età era stata educata nella fede cristiana e più avanti, per l’amore totale che aveva per il Signore, aveva deciso di donarsi interamente a Lui facendogli voto di verginità.

Negli anni successivi si era sempre adoperata in una fervente opera di apostolato, predicando il Vangelo nella sua città e per questo San Dionigi scrisse nella sua lettera che la vita della Santa era stata degna di ogni ammirazione, adornata da una condotta esemplare.

Fu questo il motivo per cui la ferocia dei pagani si riversò su di lei con tanta asprezza.. Essi le strapparono i denti con una tenaglia e la condannarono ad essere bruciata su un rogo se non avesse rinnegato Dio pronunciando con loro parole di apostasia. Dal suo volto, però, traspariva una serenità serafica, per il suo abbandono totale all’Amore ed alla Provvidenza divina.

Ella allora rinnovò la sua professione di fede dicendo: «Sono cristiana; breve è il patire, ma eterno è il gaudio», dopodiché rimase un momento in preghiera rivolgendo lo sguardo al Cielo e ripensando a Gesù che l’aspettava.

Senza attendere olte, dunque, si lanciò da sola nel fuoco consumando il suo martirio con l’ultimo, estremo atto di offerta della sua vita al Signore.

Il gesto di Santa Apollonia sconvolse i suoi stessi aguzzini che ne rimasero sbalorditi ed al contempo provarono un profondo senso di ammirazione per lei, trovandosi davanti ad una donna più pronta a subire la pena di quanto non fossero loro ad infliggergliela.

Il suo, infatti, non fu un suicidio, come forse alcuni potrebbero pensare, ma un sacrificio d’amore per Cristo, volendo rinunciare ella stessa alla sua vita piuttosto che rinnegare Dio e perderne la Grazia, il suo bene più prezioso, e volendone dare dimostrazione ai pagani come suprema testimonianza per la loro conversione.

Questa sua offerta di sè le è valsa, dunque, la corona del martirio, insieme a quella della verginità.

Il suo culto si diffuse subito, dapprima in Oriente, poi in Occidente, e in Europa furono erette numerose chiese a lei dedicate. La sua festa ricorre da sempre il 9 febbraio e viene invocata, in modo particolare, per la liberazione delle malattie e dei dolori ai denti.

Per la caratteristica del suo martirio il suo attributo iconografico è una tenaglia che stringe un dente.

Valerio Carruezzo

Redattore presso la redazione di Ecclesia Dei. Ha conseguito il diploma presso il liceo classico “Alfredo Casardi” e, successivamente, la laurea triennale e quella magistrale in Ingegneria per l’Ambiente e il Territorio, presso il Politecnico di Bari. Attualmente svolge l’attività di ingegnere libero professionista.
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