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Chiara, nobile assisana, seguì il Signore Gesù sulla via della perfetta povertà secondo l’ispirazione e l’esempio di San Francesco d’Assisi. Fu fondatrice delle Ordine delle Clarisse e dedicò la sua vita alla preghiera, alla contemplazione, alla penitenza e al servizio.
Santa Chiara d’Assisi, figlia del conte Favarone d’Offreduccio degli Scifi e della nobildonna Ortolana Fiumi, nacque ad Assisi il 16 luglio 1194. Sono scarse le notizie riguardanti la giovinezza della santa: cresciuta secondo gli insegnamenti cristiani impartiti dalla madre Ortolana, Chiara si distinse tra le fanciulle della sua età e del suo rango per la carità con la quale soccorreva i poveri della città. Illuminata dall’esempio della madre, la ragazza aiutava quest’ultima a preparare i pranzi per gli indigenti, sottraendosi però al compito di distribuire il cibo a causa della sua timidezza. A dispetto del suo nobile rango, ella conduceva uno stile di vita molto semplice indossando abiti di stamigna e disprezzando il buon cibo.
La svolta nella vita spirituale di Chiara avvenne grazie all’incontro con Francesco: ella ebbe l’occasione di ascoltare le sue prediche che, secondo Tommaso da Celano, biografo ufficiale della santa, erano come ‹‹fuoco ardente che giunge fino alle più occulte fibre del cuore››. Ciò generò in Chiara il desiderio di abbracciare un ideale di vita evangelico radicale così come quello abbracciato da Francesco e i suoi compagni. Questa motivazione la spinse a richiedere alcuni incontri personali con il Poverello d’Assisi, incontri nei quali la giovane gli confida la sua aspirazione a consacrarsi interamente a Dio e a chiedergli consiglio sul da farsi. È opportuno sottolineare che la situazione di Chiara è alquanto complessa: ella, essendo membro di un’illustre famiglia, doveva impegnarsi a fare un matrimonio d’interesse che desse lustro alla sua casata; per questo motivo non era affatto contemplata la possibilità di intraprendere un percorso di vita consacrata, una scelta che lo zio Monaldo, il suo tutore, non le avrebbe permesso di fare. Di fronte alle resistenze della famiglia, a Chiara non rimase altra scelta che fuggire: il 28 marzo 1211, la sera della Domenica delle Palme, dopo aver partecipato alla solenne celebrazione in cattedrale, celebrazione durante la quale ricevette un ramo d’ulivo dalle mani del vescovo, Chiara abbandonò la casa nella quale era cresciuta per raggiungere Francesco e i suoi compagni presso la Porziuncola dove consacrò a Dio, per mezzo di Francesco, tutta la sua vita.
Dopo essere stata condotta presso il monastero delle Benedettine a Bastia Umbra in attesa di trovare una definitiva sistemazione, Chiara subì un tentativo di rapimento da parte dei suoi familiari, tentativo che fallì miseramente perché ella, rifugiatasi dietro l’altare della cappella quale segno di protezione da parte della Chiesa e mostrando loro i suoi capelli, scoraggiò qualsiasi proposito della sua famiglia. Raggiunta sedici giorni dopo dalla sorella Agnese presso il convento di Sant’Angelo di Panzo, anche quest’ultima vittima di un tentativo di rapimento da parte dello zio, Chiara si rifugiò definitivamente presso il fabbricato annesso alla chiesetta di San Damiano dove venne raggiunta da un folto gruppo di donne. Da questo momento in poi si concretizza il sogno di Chiara che, ispirata dall’esempio e dalla predicazione di Francesco, anelava ad una vita claustrale dove ogni giornata è scandita dalla preghiera, dalla contemplazione, dalla penitenza e dal servizio. Questo nuovo gruppo di consacrate verrà chiamato popolarmente “Damianite” oppure “Povere Dame”. La prima comunità di monache clarisse ricevette da Francesco la prima regola di vita fondata sulla povertà: Francesco fu loro consigliere e ispiratore fino alla morte, avvenuta nel 1226. Successivamente il cardinale Ugolino, il futuro papa Gregorio IX, donò al monastero una nuova regola in cui la povertà venne attenuata ma Chiara fu decisa a non accettare compromessi: così il cardinale concesse a Chiara e alla sua comunità il cosiddetto “privilegio della povertà”.
Oltre al grande attaccamento che Chiara mostrava verso la preghiera e la vita contemplativa, ella si distinse per un ardente amore verso il SS. Sacramento. Il suo abbandono verso Gesù Eucarestia fu tale che quando i Saraceni giunsero ad Assisi su ordine dell’imperatore Federico II, il monastero si trovò in grave pericolo poiché era situato fuori delle mura della città, quindi un luogo pericolosamente esposto alla furia saracena. Chiara, fiduciosa nel suo amato Signore, al sopraggiungere dell’esercito sul luogo, si affacciò alla finestra che dava sul sagrato per esporre il Santissimo Sacramento, supplicando il Signore affinché l’esercito saraceno non si abbattesse sul monastero: improvvisamente l’esercito si allontanò e scomparve tra le colline.
Provata dalla malattia, la santa di Assisi si spense l’11 agosto 1253 all’età di cinquantanove anni. Secondo il racconto di Suor Benvenuta, il venerdì precedente al giorno in cui Chiara rese la sua anima a Dio, uno splendido corteo di dodici vergini in bianche vesti, guidate da una Vergine più splendente delle altre, si presentò al capezzale della moribonda per coprirla con un panno trasparente e sottilissimo per poi chinarsi su di lei. A due anni di distanza dalla morte, Chiara fu canonizzata da papa Alessandro IV, successore di Innocenzo IV, presso la cattedrale di Anagni.