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Satana contro Gesù – IX

Satana ha cessato di dubitare, è passato dal sospetto alla certezza? È ora convinto che Gesù, che lui sa essere il Cristo, è anche il Figlio di Dio? No. Perché non appena Gesù dichiarò chi era, tutti i sinedriti, gli anziani, gli scribi, i capi dei sacerdoti, si precipitarono dai loro posti e si gettarono su Gesù.

Mons. Agostino Lemànn

Satana, cessa di parlare: è giunta l’ora di ascoltarlo!

Caifa, infatti, si alzò, non meno perplesso di Satana. Disse a Gesù: “Ti giuro, per il Dio vivente, che tu ci dirai se sei il Cristo, il Figlio di Dio.

A questa affermazione fatta nel nome del Dio vivente, Gesù alzò la testa: Io sono, rispose, Ego sum!

Satana ha cessato di dubitare, è passato dal sospetto alla certezza? È ora convinto che Gesù, che lui sa essere il Cristo, è anche il Figlio di Dio? No. Perché non appena Gesù dichiarò chi era, tutti i sinedriti, gli anziani, gli scribi, i capi dei sacerdoti, si precipitarono dai loro posti e si gettarono su Gesù. Alcuni gli sputavano in faccia, altri lo schiaffeggiavano, tutti gridavano: “È degno di morte! “Alla vista di tali oltraggi, ancora una volta sopportati in modo muto, il dubbio di Satana prese il sopravvento. Come profetizzato nel libro della Sapienza, ha paragonato questo silenzio del Figlio di Dio sulla terra con il silenzio del Padre suo in cielo: Se fosse veramente il Figlio di Dio, Dio non lo difenderebbe e lo libererebbe dalla mano dei suoi nemici? E il libro della Sapienza, che aveva così predetto quali erano i pensieri segreti di Satana e dei Giudei in questo tempo, termina la profezia con queste parole: “Hanno pensato queste cose e si sono sviati, perché la loro malvagità li ha accecati”. Non conoscevano i segreti di Dio.

Ed è per questo che la ferocia del Leone andrà fino alla fine. Non è che sia a suo agio con l’uomo che ha appena condannato. L’uomo stesso rimane un enigma per lui. Ma pensò che era meglio farla sparire che veder continuare un ministero che minacciava di dissolvere il suo impero.

Così accadde che un popolo cieco e demente, obbedendo alle ispirazioni dell’inferno, pieno del suo furore, mise le mani sul loro Dio, lo fece oggetto del loro scherno, gli riversò addosso tutti gli insulti, pose un peso d’infamia sulle sue sante spalle, lo sollevò da terra e gli fece bere fino alla feccia, sulla croce, il calice del dolore, dopo avergli fatto consumare, nel Pretorio, il calice dell’ignominia. E mentre la folla impazzita riempiva l’aria con le sue grida, improvvisamente arrivò un grido sopra il tumulto: “Se tu sei il Figlio di Dio, scendi dalla croce e noi crederemo in te”.

Qual era il significato di questo clamore, e chi fu a suggerirlo ai sacerdoti? Ah, era la stessa bocca che, tre anni prima, aveva lanciato un’altra sfida: “Se sei il Figlio di Dio, buttati giù”.

Ingannato dagli abbassamenti di Gesù Cristo, Satana aveva osato mettere le mani sul frutto proibito; aveva osato inchiodare a morte un uomo il cui nome non era sulla sua lista, e nel suo equivoco, pensando di essere caduto su Adamo, era caduto su Dio. E ora che il Dio-uomo crocifisso stava per esalare l’ultimo respiro, Satana, turbato dalle virtù sovrumane che si irradiavano dalle due braccia della croce; turbato dai fallimenti esteriori della natura che cominciavano a verificarsi; turbato dal ricordo di quelle parole che aveva sentito: Quando sarò innalzato da terra, attirerò tutte le cose a me; turbato e già enervato dalla virtù segreta che sfuggiva alla croce; turbato e toccato, non dal pentimento, ma dal rimpianto di aver fatto consegnare alla morte un uomo più che mai sospetto, Satana, ebbro di terrore e di rabbia, voleva a tutti i costi fermare il sacrificio, e facendo uno sforzo disperato, consegnando a Gesù Cristo una suprema e ultima tentazione, gli gridò per bocca dei sacerdoti: Se tu sei il Figlio di Dio, scendi e noi crederemo in te.

No, mio Dio, no, non scendere! Resta, ah, resta, perché il sangue divino cancelli le nostre colpe, perché segni le nostre fronti e sbianchi le vesti delle nostre vergini. Rimanete, affinché si compiano le profezie, specialmente quella che annuncia che Cristo regnerà con il legno. Rimanere, perché sarebbe abbandonare l’altare, interrompere il sacrificio iniziato con tanto amore! Rimanere per essere la morte della morte, la rovina dell’inferno. Fermo! Tutta la natura è in ginocchio, le vecchie ceneri di Adamo tremano ai piedi della croce, i giusti aspettano nel limbo. Resta, o Gesù Cristo, resta!

E Cristo non scese, ma chinando il capo per esalare l’ultimo respiro, emise un grande grido: Clamans voce magna, emisit spiritum. Perché avendo immolato l’Innocente, il nuovo Adamo sul quale non aveva alcun diritto, Satana perse il suo diritto su tutti i colpevoli, su tutti i discendenti del primo Adamo; l’umanità fu redenta, il giogo del diavolo fu spezzato.

E la vendetta fu completa, modellata sul piano stesso della caduta, ma in opposizione a tutte le astuzie e i trucchi del serpente.

Colui che aveva ingannato si era lasciato ingannare. Anche il Figlio di Dio aveva nascosto la sua divinità, ma la nascose sotto i veli della natura stessa che Satana aveva vinto.

C’era un albero della vita, la Croce, di fronte all’albero che il serpente ha usato per dare la morte.

C’era un frutto di vita, che renderà immortali e come dei tutti coloro che lo abbracciano attraverso la fede e la comunione.

Alla vista della croce, i demoni fuggirono terrorizzati e Satana stesso, rovesciato in mezzo alle rovine del suo impero, ebbe la testa schiacciata sotto il piede di una donna.

Ah, molte volte durante i trentatré anni della vita di Gesù, egli sospettava, congetturava, di essere in presenza del Figlio di Dio, senza mai poterne essere certo, ed è per questo che San Paolo ha potuto dire di lui e di tutti i suoi seguaci: “Se avessero conosciuto il Signore della gloria, non lo avrebbero mai crocifisso”.

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