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San Domenico e la potenza del Rosario

E così il Rosario si levò, come un canto armonioso, attraverso i secoli, portando fragranza di virtù e santità, per la gloria di Dio e l'amore materno della Vergine Maria.

O corona del Rosario della Madre mia, ti stringo al petto e ti bacio con venerazione. Tu sei la via per raggiungere ogni virtù, il tesoro dei meriti per il paradiso, il pegno della mia predestinazione, la catena forte che stringe il nemico, sorgente di pace a chi ti onora in vita, auspicio di vittoria a chi ti bacia in morte. In quell’ora estrema io ti aspetto, o Madre. Il tuo apparire sarà il segnale della mia salvezza; il tuo Rosario mi aprirà le porte del Cielo. Amen.1

San Domenico, nacque a Caleruega, in Spagna, nel 1170. I suoi genitori, nobili e discendenti dalla famiglia regnante, furono Felix Guzman, guardiano reale del villaggio, e la Beata Giovanna d’Aza, donna di santità riconosciuta. La Beata Giovanna d’Aza, secondo una sacra leggenda, intraprese un pellegrinaggio verso l’abbazia di Silos. Durante il suo viaggio, furono mostrati segni del grande figlio che avrebbe dato alla luce. Tra le varie leggende tramandate, si narra che in uno dei sogni di Giovanna, le apparve un cane che portava una fiaccola in bocca, incendiando la terra con essa, simboleggiando la futura missione di predicazione del santo. San Domenico fu educato a Palencia, dove concentrò i suoi studi sulla teologia e le arti. Per ben sei anni si dedicò con dedizione alla teologia e per altri quattro agli studi delle arti. I suoi docenti ne lodarono l’esemplare impegno e riconobbero la sua acuta intelligenza. Nel 1191, una grave carestia colpì la Spagna, lasciando molte persone in una situazione di disperazione e senza dimora. Di fronte a questa sofferenza, San Domenico non esitò e vendette tutti i suoi averi, compresi mobili e vestiti, per acquistare cibo da donare ai poveri. Quando gli fu chiesto perché avesse venduto i suoi preziosi manoscritti, fondamentali per i suoi studi, egli rispose con fermezza: Preferite che io studi da queste pelli morte mentre la gente muore di fame?. La sua carità e compassione verso i bisognosi manifestarono la sua profonda dedizione alla carità evangelica. San Domenico, come giovane sacerdote, onorò il suo servizio come canonico presso la maestosa cattedrale di Osma, in terra spagnola. Nell’anno del Signore 1206, il Beato Diego d’Acebo, suo vescovo, venne chiamato a guidare una sacra missione papale nelle terre della Linguadoca, nel meridione della Francia. Quella regione era insidiata dalla perniciosa e radicata eresia albigese, una deviazione dall’ortodossia della fede che minacciava la pace degli animi e la sana dottrina cattolica. L’eretica dottrina diffondeva l’infausta credenza che soltanto il mondo spirituale fosse buono, mentre ogni cosa materiale fosse malvagia. Questo errore nefasto considerava il corpo stesso come una prigione infausta per l’anima, relegandola a una sofferenza senza fine. La liberazione dalla carne, insegnava, era l’unico mezzo per raggiungere la salvezza. Così, sotto la guida del Beato Diego d’Acebo, il sant’uomo Domenico si incamminò verso terre francesi per predicare la verità della fede contro l’eresia albigese. Con immensa dedizione, egli spese fiumi di parole nella lotta contro il falso insegnamento, ma poche conversioni e ancora meno seguaci furono il frutto dei suoi sforzi. Allora, immerso nella solennità della preghiera, il nostro santo decise di ritirarsi in una foresta vicino a Tolosa, in Francia, per cercare l’intercessione divina. Tre giorni di digiuno e di suppliche inondarono i cieli con il suo zelo. Fu allora che tre angeli, con la luce celeste, e una palla di fuoco apparvero alla sua vista. E al risplendere di tanta gloria, si manifestò la pura e Immacolata Vergine Maria, madre di Dio. Con dolcezza materna, Ella rivolse le sue parole al devoto sacerdote, esortandolo a predicare il suo Salterio, a diffondere la dolce melodia delle sacre lodi. E con questo comandamento celeste, san Domenico intraprese il cammino della redenzione, armato del Salterio di Maria, per combattere vittoriosamente contro gli Albigesi e riportare la luce della verità nel cuore dei fedeli. Il Salterio Mariano, nato in ambiente cistercense, si componeva di 150 Ave Maria intercalate con il Padre Nostro. Per numerare le Ave Maria, venivano usati nodi su una corda. Tuttavia, la sua essenza non era quella di una mera meditazione. La Vergine Santissima, nel suo ineffabile amore, svelò a san Domenico i misteri che si celavano dietro quelle preghiere, affinché risuonassero in armonia con le sfide dell’eresia albigese; divenne così preghiera meditativa, e le meditazioni riguardavano gli aspetti che l’eresia albigese attaccava: l’incarnazione, la morte e la gloriosa risurrezione di Gesù Cristo. 

Lorenzo cresci, Madonna del Rosario con San Domenico, San Francesco d’Assisi, devoti e angeli

In memoria di tali verità, il grande teologo domenicano del XX secolo, padre Reginald Garrigou-LaGrange, proclamò: Quel che la parola del predicatore non poteva realizzare, l’abbagliante preghiera dell’Ave Maria lo operava nei cuori. E da quel cuore di fede nacque il Rosario, la corona di rose, che avrebbe infuso innumerevoli conversioni e miracoli, sigillando la vittoria sull’eresia albigese. Così parlò Papa Leone XIII: Grazie a questo nuovo metodo di preghiera, la pietà, la fede e l’unione cominciarono a ritornare in Francia; e il progetto e gli espedienti degli eretici a cadere a pezzi. E così il Rosario si levò, come un canto armonioso, attraverso i secoli, portando fragranza di virtù e santità, per la gloria di Dio e l’amore materno della Vergine Maria. Nell’anno 1213, a soli cinque anni dalla divina rivelazione del Rosario a San Domenico, le forze cattoliche, guidate congiuntamente dal nobile conte Simone di Montfort e dallo stesso santo, si prepararono ad affrontare gli Albigesi a Muret, un piccolo borgo vicino a Tolosa, in terra di Francia. Gli Albigesi, infaustamente decisi a conquistare la Francia con le armi dell’eresia, minacciavano di propagare il loro credo deviato. I cattolici, invece, con fermezza erano pronti a combattere per Cristo, l’unico vero Re. Sfortunatamente, i rinforzi tanto attesi non arrivarono e le file cattoliche si trovavano scarseggianti. Solo 1500 valorosi si preparavano a fronteggiare il nemico, che vantava un esercito di 30.000 uomini. Eppure, nonostante la sfavorevole disparità numerica, i cuori dei cattolici palpitavano di fiducia e speranza nella protezione divina. Gli Albigesi, avviluppati dall’ebbrezza della loro fatale presunzione, trascorsero la notte precedente alla battaglia immersi in festini di dissolutezza. I cattolici, invece, si unirono in preghiera attraverso il Rosario, elevando i loro canti di lode alla Santa Messa e ricorrendo alla Confessione. San Domenico, colmo di zelo apostolico, si recò nella chiesa di Saint-Jacques a Muret per intrecciare il Rosario tra le sue mani, implorando la vittoria, mentre il valoroso conte si avviava al campo di battaglia. E fu allora che, con il santo nome di Maria sulle labbra e la protezione celeste a guidarli, i cattolici si lanciarono nell’attacco. Nonostante la supremazia numerica avversa, gli Albigesi, privi delle benedizioni del Cielo, furono sconfitti e il trionfo di Cristo e della Vergine Madre risplendette nella vittoria. Fu la preghiera del Rosario a condurre i cattolici alla gloriosa conquista, un segno della protezione divina e della materna intercessione di Maria. In tempi moderni, mentre ancora combattiamo le battaglie contro le deviazioni eretiche, sia quelle più sottili che quelle più evidenti, San Domenico ci ricorda l’importanza vitale della preghiera. Il Rosario, dono prezioso della Santa Madre di Dio, tramanda il suo potente messaggio di lotta contro la menzogna e di ricerca della Verità2. Con la dolce intercessione di Maria e la guida di Cristo, lo strumento del Rosario si erge come baluardo nella battaglia tra il bene e il male, illuminando il cammino dei fedeli verso la salvezza eterna.

La memoria di San Domenico di Guzman ricorre il 4 agosto nel rito straordinario e l’8 agosto per il calendario attuale. 


Note

  1. Novena di ringraziamento alla Vergine del Rosario di Pompei. 
  2. Veritas è il motto dell’ordine fondato da San Domenico, l’ordine dei frati predicatori, conosciuti anche come domenicani.

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