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Noi crediamo in un solo Dio in tre Persone uguali e distinte. Come si spiega l’unità della sostanza nella Trinità delle Persone? San Tommaso ci porta nella vita intra-divina, per approfondire il dogma della Santissima Trinità.
Nella disposizione manualistica dei trattati teologici, dopo aver studiato l’unità di Dio (De Deo uno), si passa allo studio della Trinità delle Persone divine (De Deo trino). Questo schema è già presente nel sistema teologico di San Tommaso d’Aquino, che dopo le quaestiones su Dio visto nella sua unità, affronta le quaestiones sulla Trinità. Egli, infatti, fa propria la speculazione teologica del santo padre Agostino, che con il suo De Trinitate ha fatto scuola in tutto il Medioevo e fino ad oggi. La teologia agostiniana ha avuto maggiore seguito rispetto a quella dei Padri greci (Sant’Atanasio, San Basilio Magno, San Gregorio Nazianzeno, ecc.) proprio per il suo procedere metodico e logico, che parte dall’unità di Dio, verità conoscibile e dimostrabile anche filosoficamente, per giungere al mistero della Trinità delle Persone, verità conoscibile in quanto divinamente rivelata. Nella quaestio 27 della Pars prima San Tommaso spiega proprio questo schema di esposizione: «Dopo aver indagato intorno a ciò che appartiene all’unità dell’essenza divina, resta da indagare intorno a ciò che, nella realtà divina, appartiene alla Trinità delle Persone».
Il primo punto da sviluppare circa la Santissima Trinità è l’origine delle Persone divine. Tale argomento è affrontato nella quaestio 27, la quale è divisa in cinque articoli. La fede cattolica ci propone a credere che in Dio vi sono due processioni e che questa sia l’origine della Trinità di Dio. Infatti, dal Padre, che per fede crediamo non generato e non creato, procede il Figlio, generato ma non creato, tramite la prima processione intra-divina, che si dice generazione. Allo stesso tempo, dal Padre e dal Figlio procede lo Spirito Santo, tramite la seconda processione intra-divina, che si dice spirazione. Il concetto di processione è fondamentale per chiarire l’origine delle Persone divine e per definirne le relazioni, salvaguardando l’identità della sostanza divina (unità di Dio) e spiegando contemporaneamente la presenza di tre Persone divine.
Materialmente il termine processione indica il moto da un punto ad un altro, ma ciò non si può riferire a Dio, che è atto puro, motore immobile. In riferimento alla natura divina, infatti, con tale termine si indica «l’origine di un termine dall’altro». San Tommaso stesso si chiede innanzitutto «utrum processio sit in divinis» (Art. 1) e commenta la questione: «Infatti, la processione designa un moto verso l’esterno. Ora, nella realtà divina non c’è nulla di mobile e d’esterno». Il problema è facilmente risolvibile, poiché «come si dà la processione all’esterno secondo l’azione che tende verso la materia esteriore, così si dà una certa processione all’interno, secondo l’azione che rimane nello stesso agente». Per spiegare la possibilità di questo tipo di processione, San Tommaso ricorre alla spiegazione psicologica di Sant’Agostino, nella quale le processioni trinitarie sono paragonate per analogia alle attività intellettuali dell’anima umana. Scrive, infatti, San Tommaso: «Questo di manifesta soprattutto nell’intelletto, la cui azione, ossia l’intendere, rimane in chi intende».
Arrivati, quindi, alla conclusione che in Dio ci sono delle processioni, San Tommaso si chiede se una processione divina si può chiamare generazione (Art. 2). Il problema in tale definizione sta nel fatto che «la generazione è la mutazione dal non essere all’essere, opposta alla corruzione e il soggetto di entrambe è la materia». Evidentemente ciò non è possibile per Dio, perché in Lui non c’è materia, in quanto sostanza semplice (cfr. articoli precedenti) e, soprattutto, perché le Persone divine sono eterne e non possono venire dal non essere come le creature. San Tommaso risolve la questione spiegando che per generazione si possono intendere due processi: il primo è la mutazione dal non essere all’essere ed è usato in riferimento a tutto ciò che si genera e si corrompe, mentre il secondo è «l’origine di un vivente da un principio vivente ad esso congiunto». Nei viventi, la cui vita passa dalla potenza all’atto, come ad esempio l’uomo e gli animali, la generazione include entrambi i processi, mentre in un vivente, la cui vita non passa dalla potenza all’atto, qualora esistesse, la generazione escluderebbe certamente il primo processo, ma sarebbe possibile nel secondo modo. Conclude il Dottore Angelico: «Così, dunque, la processione del Verbo nella realtà divina ha natura di generazione. Infatti, esso procede nel modo dell’azione intellegibile, che è un’operazione vitale, e da un principio congiunto […] e secondo la forma della somiglianza». La prima processione divina, quindi, è la generazione e il Verbo, che è generato della stessa sostanza del Padre, è detto Figlio.
Ciò detto, è necessario interrogarsi sulla possibilità di un’altra processione in Dio. Nella realtà divina la processione, è possibile solo se l’azione permane nello stesso agente e non tende all’esterno. L’analogia proposta è quella agostiniana delle facoltà dell’anima. Se l’azione dell’intelletto ha spiegato la processione del Verbo, «si riscontra in noi, secondo l’operazione della volontà, un’altra processione, vale a dire la processione dell’amore, secondo la quale l’amato è nell’amante». Ciò dimostra che in Dio è possibile un’altra processione, quella dell’amore. Ma di che tipo è tale processione?
L’Art. 4 della quaestio si interroga sul tipo e sul nome da darsi alla seconda processione divina. Essa, infatti, non deve chiamarsi generazione, ma spirazione e la terza Persona divina non deve chiamarsi Figlio, ma Spirito. Spiega San Tommaso che «fra l’intelletto e la volontà c’è questa differenza: l’intelletto passa all’atto per il fatto che la cosa conosciuta esiste nell’intelletto secondo la propria somiglianza; invece, la volontà passa all’atto […] per il fatto che la volontà ha una certa inclinazione verso la cosa voluta». Per questo motivo la processione della volontà non avviene secondo la somiglianza, ma «secondo la ragione formale di ciò che spinge e muove verso qualcosa», e Colui che procede nel modo dell’amore, «procede come spirito, nome con il quale si designa una certa mozione vitale e un impulso, in quanto si dice che uno, per amore, è mosso e spinto a fare qualcosa». Così è spiegata la processione dello Spirito Santo, definita spirazione.
Un ultimo problema da affrontare è se sia possibile in Dio qualche altra processione oltre la generazione e la spirazione (Art. 5). Tale questione è posta, poiché oltre all’intelletto e alla volontà potrebbero essere trovate altre operazioni che rimangono nell’agente. San Tommaso risponde che, in realtà, solo le operazioni dell’intelletto e della volontà rimangono nello stesso agente, mentre tutte le altre sono protratte verso l’esterno. Bisogna, quindi, concludere che «in Dio non possa esserci nessun’altra processione se non quella del verbo e dell’amore».
Queste due processioni divine sono il fondamento delle relazioni tra le tre Persone della Santissima Trinità. Infatti, spiega p. Garrigou-Lagrange che «come nell’ordine creato la generazione temporale è il fondamento delle due relazioni del padre al figlio e del figlio al padre, così analogicamente l’eterna generazione del Verbo è il fondamento delle relazioni di paternità e filiazione. Ugualmente anche la processione d’amore è il fondamento delle relazioni di spirazione attiva e della spirazione detta passiva». San Tommaso affronta questo argomento nella quaestio 28, la quale è divisa in quattro articoli.
Le processioni divine sono solo due, come è stato precedentemente dimostrato, e da esse dipendono le relazioni tra la Persone divine. Spiega il Dottore Angelico, infatti, che «occorre ammettere due relazioni opposte secondo ciascuna di queste processioni, la prima delle quali riguarda ciò che procede dal principio e l’altra è quella dello stesso principio». Se ne deduce che nella Trinità vi siano quattro relazioni, le quali specificano e distinguono le tre Persone divine, che sono uguali per quanto riguarda l’essenza. Dalla processione del Figlio derivano le due prime relazioni, che sono la Paternità, derivata dalla generazione attiva, e la Filiazione, derivata dalla generazione passiva. Dalla processione dello Spirito Santo, invece, derivano la Spirazione attiva e la Spirazione passiva. Di queste relazioni tre sono sussistenti ed indentificano le tre Persone divine: la Paternità identifica la prima Persona divina, che è il Padre; la Filiazione identifica la seconda Persona divina, che è il Figlio; la Spirazione passiva identifica la terza Persona divina, che è lo Spirito Santo.
Le relazioni divine permettono di spiegare l’unità e la trinità di Dio. Infatti, le Persone divine, secondo l’esse in, sussistono in forza dell’unico essere divino, con cui si identificano (unità di Dio), mentre, secondo l’esse ad, si distinguono in base alla relazione, che intercorre tra di esse (trinità di Dio). Questa distinzione nell’unità, «essendo puramente relativa, non intacca l’unità assoluta di Dio», ma allo stesso tempo ne spiega la Trinità delle Persone.