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È stato il maggiordomo?

Quando si pensa al maggiordomo, solitamente s’intende il capo della servitù, spesso ossequioso, quanto il maggiordomo spaziale D3BO di Guerre Stellari, ed ambiguo come nei più tipici gialli e noir.

Quando si pensa al maggiordomo, solitamente s’intende il capo della servitù, spesso ossequioso, quanto il maggiordomo spaziale D3BO di Guerre Stellari, ed ambiguo come nei più tipici gialli e noir.

All’interno della corte pontificia il maggiordomo esula dalla figura stereotipata, con cui la letteratura descrive questo personaggio. La sua carica fu la più antica di corte e nei secoli svolse la funzione di prefetto dei sacri palazzi apostolici[1]. Era il quarto prelato di fiocchetto e nel suo stemma doveva inquartare il blasone del papa, del quale egli custodiva la sacra persona. Durante viaggi e passeggiate doveva essere presente. In abito prelatizio o piano (quando concesso) gli spettava d’incedere o sostare al lato destro del papa.

In qualità di primo prelato palatino soprintendeva a servitori e dignitari della corte pontificia, sia partecipanti che soprannumerari o d’onore. Il maggiordomo aveva la responsabilità amministrativa dei palazzi e della corte. Le proprietà della corte pontificia erano da lui inventariate e sottoponeva i rendiconti annuali al santo padre.

La sua prelatura non decadeva alla morte del pontefice e durante la sede vacante era il governatore del conclave. Ne custodiva le chiavi. Durante l’interregno faceva emettere delle medaglie con il proprio stemma, erano per dei lasciapassare per gli autorizzati ad accedere nei palazzi apostolici[2].

Anche agli accompagnatori dei cardinali era consegnata questa speciale medaglia, ma durante il conclave del 1903 un piccolo giallo si consumò nelle sacre stanze. Nel pomeriggio del 1° agosto, due figure sembrarono scorgersi dalla finestra di uno dei porporati, chiusi nella Sistina.

Hartwell del la Garde Grissell era in piazza S. Pietro, vide il movimento e senz’ombra di dubbio riconobbe che quella fosse stata la camera di Mons. Volpini, ormai morto. La stanza in quei giorni ospitava il card. Logue. Forse che un cardinale si fosse assentato dal conclave o, peggio ancora, che ne avesse rotto il segreto?

Hartwell de la Garde Grissell volle parlare immediatamente col maggiordomo e governatore, Mons. Ottavio Cagiano de Azevedo, portando con sé la testimonianza del Can. Nazareno Patrizi[3].

Mons. Cagiano indagò. La soluzione del giallo fu che alcuni domestici avevano mosso le tende, in assenza del card. Logue e del suo cappellano[4]. Dunque, semplicemente la servitù, anch’essa sotto le disposizioni del maggiordomo, stava svolgendo la propria attività nelle sacre stanze. Nessuna violazione s’era compiuta.

La figura del maggiordomo negli anni venne ridimensionata. Pio XII affidò il governo del conclave al maestro di camera[5] e Paolo VI abolì la funzione[6]. Quando nel 1968 la corte pontificia fu riconvertita in casa pontificia, ne venne istituito un prefetto, tradizionalmente un vescovo che ha funzione cerimoniale e organizzativa[7], ma ha perduto le ben più ampie responsabilità che la Sede Apostolica conferiva al prelato di fiocchetto con titolo di maggiordomo del papa.


Note

  1. [1] Cf. G. Moroni, Dizionario di erudizione storico-ecclesiastica. Da S. Pietro sino ai giorni nostri, Venezia 1846, vol. 41, sub verbo Maggiordomo del papa.
  2. [2] Cf. F. Robotti La medaglia del governatore del conclave, maggiordomo e prefetto dei sacri palazzi nel XIX secolo, in “Panorama Numismatico” 258 (gennaio 2011), p. 51.
  3. [3] Cf. D. Bracale, Mons. Nazareno Patrizi. Da Bellegra alla Corte Pontificia, Roma 2020, pp. 28-29.
  4. [4] H. de la Garde Grissell, Sede Vacante. Diaring written during the conclave of 1903, with additional notes on the accession and coronation of Pius X, James Parker and co., Oxford and London 1903, pp. 42-43.
  5. [5] Cf. Pio XII Constitutio ApostolicaVacantis Apostolicae Sedis (8 dicembre 1945).
  6. [6] Cf. Paolo VI, Lettera Apostolica Motu Proprio Pontificalis Domus (28 marzo 1968), n. 7, § 3.
  7. [7] Cf. Paolo VI, Lettera Apostolica Motu Proprio Pontificalis Domus (28 marzo 1968), n. 2.

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