Il Battesimo di Gesù è la prima manifestazione della sua vita pubblica. Dopo “circa 30 anni” (Lc 1,9) di assoluto nascondimento, “dalla Galilea Gesù si reca al Giordano per farsi battezzare da Giovanni” (Mc 3,13). Quest’ultimo rimane stupito, ed è naturalmente restìo ad acconsentire: “io ho bisogno di essere battezzato da te e tu vieni da me?” (Mt 3, 14). Ma Gesù replica: “Lascia fare per ora, poiché conviene che così adempiamo ogni giustizia” (Mt 3,15).
Egli che “è disceso dal Cielo per fare la volontà di colui che lo ha mandato” (Gv 6,39), non ha altra norma e altra guida nel suo agire che questa “Volontà del Padre”, che è Volontà di salvezza universale, attraverso l’abbassamento del Figlio fatto uomo e “obbediente fino alla morte di croce” (cf. Fil 2,7-9).
E in cosa consiste questo atto di umiliazione e abbassamento di Cristo? Egli, l’Innocente, il Santo, è in fila con i peccatori che attendono il Battesimo di Giovanni. Egli, assimilato in tutto alla nostra condizione umana, fuorché il peccato, è però anche “l’Agnello di Dio che ha preso su di sé il peccato del mondo” (Gv 1,29). Perciò Gesù scende nell’acqua come i peccatori per ricevere il Battesimo. Ma a questo suo abbassamento, corrisponde subito l’innalzamento da parte del Padre. “Appena battezzato, Gesù uscì dall’acqua: ed ecco si aprirono i cieli ed Egli vide lo Spirito di Dio scendere come una colomba e venire su di lui. Ed ecco una voce dal cielo che disse: “Questi è il Figlio mio prediletto, nel quale mi sono compiaciuto” (Mt 3, 16-17). Vediamo qui il mistero trinitario che si rivela. Il Figlio che riceve il Battesimo, lo Spirito che scende sotto forma di colomba e il Padre che fa udire la sua voce in testimonianza del Figlio.
Allo stesso modo, anche noi siamo stati battezzati nell’invocazione del nome del Padre e del Figlio e dello Spirito Santo. In quel momento i Cieli si sono aperti per noi ed è disceso lo Spirito Santo donandoci la grazia santificante, che ha rigenerato la nostra vita, l’ha trasformata nella nuova vita di figli di Dio. Per cui anche a noi il Padre ha potuto dire: “Questi è il mio figlio diletto” e siamo dunque partecipi della sua stessa natura divina.
Questa vita di grazia, che ci è donata nel Battesimo, e che ci ha incorporato a Cristo, tuttavia non è che un germe che va sviluppato, “finché arriviamo allo stato di uomo perfetto, nella misura che conviene alla piena maturità di Cristo” (Ef 4,13).
Nella grazia stessa del Battesimo dunque è inscritta la nostra vocazione alla santità. Per la grazia santificante, nel Battesimo siamo già santi. Come diceva Papa Giovanni Paolo II nella lettera apostolica Novo Millennium Ineunte:
”Questo dono di santità, per così dire oggettiva, è offerto a ciascun battezzato. Ma il dono si traduce a sua volta in un compito che deve governare l’intera esistenza cristiana: questa è la volontà di Dio, la vostra santificazione. (…) sarebbe un controsenso accontentarsi di una vita mediocre, vissuta all’insegna di un’etica minimalistica e di una religiosità superficiale…. È ora di riproporre a tutti con convinzione questa “misura alta” della vita cristiana ordinaria” (N.M.I., 31).
Noi abbiamo avuto la grazia inestimabile di ricevere il Battesimo subito dopo la nostra nascita. In quel momento non eravamo coscienti, ed è per questo che i nostri padrini e le nostre madrine hanno risposto per noi, esprimendo la nostra adesione alla Fede della Chiesa. Però poi, col passare degli anni e con lo sviluppo dell’intelligenza, abbiamo cominciato ad essere consapevoli della nostra condizione di battezzati. Ma ci siamo resi conto fino in fondo cosa significa essere battezzati?
Quante volte si assiste alla terribile contraddizione che, mentre si sono sviluppate la vita fisica, la vita affettiva, la vita intellettiva o le acquisizioni culturali, al contrario la vita della grazia non è rimasta che quel seme ricevuto nel Battesimo, senza ricevere sviluppo alcuno. Seppure sussiste ancora, perché, col peccato mortale, abbiamo il tremendo potere di soffocarla e sopprimerla in noi, sicché non si è più che cadaveri ambulanti.
E tuttavia nella sua infinita Misericordia il Signore ci è venuto incontro per sollevarci anche da questa miserabile condizione. Egli ci ha dato la possibilità, attraverso il Sacramento della Penitenza, di immergerci nel lavacro purificatore del suo Sangue e così riacquistare l’innocenza perduta, lo stato di grazia del nostro Battesimo. Dunque, cosa aspettiamo a cominciare a viverlo con coerenza, a far sviluppare la vita di grazia che è in noi, a tendere verso la santità? Chiediamolo con insistenti suppliche alla nostra Celeste Mamma. Sappiamo che Ella è presente ad ogni fonte battesimale da cui nascono i figli di Dio e dove, allo stesso tempo, essi nascono figli di Maria, perché generati da Lei sotto la croce, tra atroci spasmi. Potrà il Cuore Materno rifiutarci questa grazia? [1]
- Tratto da: Meditiamo il Santo Rosario, Maria Rosaria Rossi, Casa Mariana Editrice