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Il monismo: dottrina e confutazione

Portiamo allo scoperto questo eterno errore filosofico alla luce della verità filosofica.

Nel corso della storia della filosofia, uno degli impianti di pensiero maggiormente di moda è il cosiddetto Monismo.

Nell’ambito dell’indagine cosmologica della natura del mondo, il monismo si presenta come un impianto di pensiero che sostiene la seguente tesi:

Tutte le cose che compongono il mondo costituiscono un solo essere.

Il monismo viene classificato in due classi principali: un monismo moderato e un monismo assoluto.

Il monismo assoluto, come si può chiaramente inferire dall’aggettivo, asserisce che tutto è un singolo essere, e che pertanto non ci sono individui realmente distinti da altri. Il monismo moderato, per converso, considera il mondo uno non nell’essere, ma sicuramente nella sostanza (per sé).

Il monismo viene tradizionalmente suddiviso in tre forme distinte di espressione: abbiamo il panteismo, il pantelismo e il panilismo.

Il panteismo (pan -, “tutte le cose”, theos -, “Dio”) afferma che tutte le cose sono una sola.

Il pantelismo (pan -, “tutte le cose”, thelesis -, “volontà”) afferma che tutte le cose sono un’unica cieca volontà.

Il panilismo (pan-, “tutte le cose”, hyle-, “materia”) afferma che tutte le cose sono un’unica e singola materia.

Tante volte, nei nostri corsi di filosofia, ci siamo effettivamente imbattuti in forme di panteismo, come nel caso del panteismo meccanicistico di Spinoza. Questa filosofia si ritrova, in piccole quantità, anche nelle diverse teste dell’unica eresia, il modernismo: pensiamo ad esempio alla teologia di Teilhard de Chardin, oppure al tono molto naturalistico e panteista di Instrumentum Laboris e Querida Amazonia,

Questa filosofia è tornata di moda negli ultimi tempi, soprattutto con la sfrontata imposizione di molte correnti di pensiero di natura ecologista, ambientalista, che di fatto tende a divinizzare la “natura” pesandola come divinità che scorre perpetuamente, che è in tutto, è che soffre per conto delle azioni umane.

Il monismo è per se incompatibile con una sana filosofia a teologia cattolica. Ed è oltremodo evidente come il monismo, in qualsiasi forma venga proposto, è auto-contraddittorio.

Vediamo qualche argomento apologetico a riguardo.

Innanzitutto, se tutte le cose sono una sostanza e un principio, allora segue necessariamente che spirito e corpo, viventi e non viventi, uomini e non-uomini, vizi e virtù sono necessariamente uno, sia rispetto alla sostanza sia rispetto al principio. Ovverosia, i contrari (freddo e caldo) e i contraddittori (vivente e non vivente) sono un’unica sostanza. 

Ma questo è metafisicamente assurdo. Due contraddittori, come vita e non vita, non possono mai e poi mai coesistere o essere uno secondo la sostanza. L’affermazione o negazione simultanea di una stessa cosa, che cade sotto la stessa sostanza, implica una contraddizione.

Possibile obiezione del monista: l’unità di sostanza è salva, sono i diversi soggetti che costituiscono questo uno, e che possono essere in apparente contrarietà. Come, ad esempio, nel Dio dei cattolici, dove abbiamo una sostanza divina in tre persone, o una sostanza divina con più virtù contrarie che convivono al grado massimo (ad esempio, giustizia e misericordia).

Risposta: innanzitutto, questa obiezione si articola sui contrari, ma non sui contraddittori, e quindi non è obiezione sufficiente. In Dio non esistono contraddizioni, ma i contrari possono esistere in Dio senza inficiare o ledere minimamente la sua divinità. Inoltre, le persone divine non sono persone materiali, ma relazioni sussistenti; le virtù non sono oggetti materiali. Mentre il monismo asserisce che anche gli oggetti o soggetti materiali sono una sostanza: ma questo è manifestamente falso, anche dal punto di vista empirico. Come esempio, consideriamo materia e antimateria. Secondo il monismo, esse sono una sola sostanza. Come tali, quindi non possono essere in contrasto, perché sono in unità di sostanza. Eppure, se materia e antimateria vengono a contatto, si annichilano a vicenda. Quindi non sono un’unica sostanza. Q.E.D.

Ricordiamo poi che l’unità di sostanza è sempre sul piano assoluto, e mai relativo. Pertanto, due contraddittori, come vita e non vita, non possono mai e poi mai coesistere o essere uno secondo la sostanza. L’affermazione o negazione simultanea di una stessa cosa, che cade sotto la stessa sostanza, implica una enorme contraddizione.

Una seconda contestazione del monismo segue da questa argomentazione.

Se tutte le cose sono una sostanza, allora ogni essere singolare, essendo una parte del tutto, sarà parziale ed incompleta, e nessuna azione compiuta sarà completa o avrà un termine definitivo. 

Tuttavia, questo è manifestamente falso. Infatti, la volontà segue l’intelletto, che la procede. Agere sequitur esse, direbbero gli Scolastici.

Pertanto, l’azione nel mio intelletto ha termine, perché non attende altre volontà o intelletti, e perché esistono azioni che, una volta compiute, hanno un termine definitivo, senza dover attendere il compimento delle altre azioni di tutto il resto che mi circonda. Ragionando al rovescio, le azioni delle piante, le azioni degli animali non attendono il mio intelletto o la mia volontà per portare a termine un’azione deliberata, e tante azioni che eseguono hanno un termine, senza che le mie azioni possano minimamente influenzarne il corso o l’esito. Infine, il monismo non è per niente compatibile con l’immensità di Dio, così come viene confessata e professata nella dottrina cristiana.

Dio è immenso, nella misura in cui non lo si può “incapsulare” nelle dimensioni spaziali e temporali. Per questo, diciamo nel catechismo che Dio è immenso e quindi è ovunque. Ma è pur sempre un Dio trascendente, non immanente. Dio è immenso, ma il suo essere è realmente distinto da quello delle creature. Mentre per il monismo, l’essere delle creature sarebbe proprio l’essere di Dio. Da questo discende la teoria immanentista, secondo la quale non solo le condizioni di conoscibilità della divinità, ma anche la divinità stessa sarebbe contenuta nel singolo soggetto, L’immanenza di Dio nel finito è una contraddizione e ripugna alla ragione.

Supponiamo di recarci ad un museo per ammirare un quadro di Monet. Se la guida, che ci spiega il contenuto dell’opera, ci dice che “il quadro ha un autore”, lo guardiamo sicuramente non fare sospetto, perché è talmente ovvio che rimaniamo un po’ sbigottiti, pensando che ci abbia preso per stolti.

Se la guida ci dice che “il quadro è il suo autore”, con ogni probabilità saremmo propensi ad allertare la guardia medica per la povera guida, dubiteremmo della sua sanità mentale.

Dio ci guardi dal cadere nel tranello del monismo, che tanti illustri pensatori prima di noi ha ingannato e condotto nelle tenebre dell’ignoranza più totale.

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