Mite e umile di cuore

Teresa la Grande diceva: “L’umiltà è vivere nella verità” e, come spesso accade, troviamo racchiusa in una piccola frase un’enorme grandezza; Teresa ci svela la via dell’umiltà, che è la via della verità: verità del cuore, della mente e quindi purezza dei pensieri.
Viviamo nella società moderna, una società votata al progresso e alla ricerca della felicità, dove purtroppo il “faccio quello che voglio” talvolta prevale sul “faccio quello che è giusto” e dove l’apparenza ha spesso la meglio sulla sostanza, fino al punto in cui l’apparenza di libertà ha la meglio sulla libertà vera.

Pensiamo di essere tanto moderni e tanto liberi in questa società, e teoricamente lo siamo, ma poi ci scontriamo con le persone che compongono questa società e ci troviamo davanti un’apparenza di modernità e libertà, perché appena in un gruppo si leva una voce diversa dalla massa, essa viene esclusa, considerata sbagliata, giudicata, malvista, sopratutto da coloro i quali si ergono a paladini della libertà trasformandosi però in “giudici onnipotenti”, dalle cui labbra devono tutti pendere. Avevamo già visto tempo fa questo comportamento nei giudici e negli accusatori delle povere monache di Compiègne, martiri di quella Rivoluzione Francese che proprio la libertà sbandierava quale primo ideale e proprio la libertà calpestò per prima.

Ma il concetto di umiltà espresso da Santa Teresa sbaraglia la moltitudine e pone al centro l’unica verità: Cristo.
La Sua vita, la Sua esistenza, i Suoi patimenti, il Suo sacrificio, tutto quello che il Vangelo ci dice e che la tradizione apostolica ci tramanda: ecco la verità dell’umiltà, a cui necessariamente va aggiunta la verità del cuore di ognuno; eliminare le apparenze, il volersi mostrare per quello che non si è, scegliendo invece di mostrarsi quali uomini capaci di essere veri, sinceri e senza maschere davanti agli altri, senza vergogna di “gloriarsi dei propri peccati”, senza avere paura di mostrare agli altri le proprie debolezze, che sono, più che imperfezioni, ciò che permette al Signore di usare con noi misericordia, di rivelarsi quale Padre misericordioso che ai suoi figli rende il perdono di tutti i peccati.
Per essere umili dobbiamo quindi essere veri con Dio, con noi stessi e con il nostro prossimo.

Si racconta che durante un suo solenne pontificale, mentre saliva i gradini dell’altare, un indemoniata urlò al Beato Cardinale Schuster: “Se solo potessi mettere su questa coda (la cappa magna) un pizzico di malizia! Ma non posso: lui è solo di Dio, poiché è tutta umiltà!; ecco la riprova di come l’umiltà ci renda santi, immacolati e quindi intoccabili dal tentatore.

E se da un lato il Beato Schuster si staglia quale immagine di umiltà e santità, non da meno è il Servo di Dio Cardinale Rafael Merry del Val t Zulueta, Segretario di Stato di Papa Pio X, che riassunse tutta la sua vita nel suo motto episcopale: “Da mihi animas cetera tolle”; la sua vita, tutta votata all’umiltà e all’obbedienza, fu una vita vissuta appieno nel mondo, ma al tempo stesso fu anche una profonda vita spirituale, di intima e vera amicizia con Dio: dall’intima celebrazione della Santa Messa, «rivelazione della sua vita interiore e l’anima di tutto il suo apostolato» come disse un prelato che vi assisteva, e dall’orazione mentale nascono le litanie dell’umiltà, che il Cardinale recitava dopo ogni celebrazione eucaristica per chiedere al Signore di renderlo umile e di permettere a lui di entrare nel suo regno.

Le litanie ci insegnano che dobbiamo liberare il nostro cuore e la nostra mente dal desiderio di essere stimati, lodati, esaltati, ricercati, amati, onorati, preferiti agli altri, consultati e approvati; dobbiamo chiedere al Signore, con molta preghiera di non provare odio e invidia verso i nostri fratelli, di non essere risentiti o rincuorati nei confronti di quelle persone che commettono un torto verso di noi, di essere liberati dal pregiudizio, dall’egoismo, dall’ingiustizia, dalla critica, dalla condanna, dal giudizio e da ogni calunnia. Queste litanie ci trasmettono la verità della fede, che ci invita a non essere orgogliosi, a non ostentarci, a non essere permalosi o impazienti.
Chiediamo al Signore l’umiltà, perché sempre più possiamo diventare santi, il giusto per poter entrare nel regno di Dio, che è via, verità e vita.

«Sono disposto, o mio Dio, ad accettare dalle Tue mani, e nel modo che più Ti piace, salute o malattia, ricchezza o povertà, vita lunga o vita breve, onori o disgrazie, amicizie o avversioni, e così delle altre cose, scegliendo unicamente ciò che è più conforme alla Tua gloria. E se sei tanto buono da chiamarmi ad imitarTi più strettamente ed intimamente nella povertà, nell’ignominia e nella sofferenza, o caro Gesù, eccomi pronto». (Servo di Dio Cardinale Rafael Merry del Val t Zulueta)

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