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Santi Cosma e Damiano

Santi Cosma e Damiano, nacquero nella seconda metà del III secolo, originari dell’Arabia, appartenenti ad una ricca famiglia. Il padre, Niceforo, si convertì al cristianesimo dopo la loro nascita, ma morì durante una persecuzione in Cilicia.

Santi Cosma e Damiano, nacquero nella seconda metà del III secolo, originari dell’Arabia, appartenenti ad una ricca famiglia. Il padre, Niceforo, si convertì al cristianesimo dopo la loro nascita, ma morì durante una persecuzione in Cilicia; la madre, Teodota (o Teodora), da più tempo cristiana, si occupò della loro prima educazione. Dopo aver appreso l’arte medica in Siria, praticarono la loro professione nella città portuale di Egea, in Cilicia e poi a Ciro, città dell’Asia Minore. Si distinguevano per la solerte e benefica operosità verso i malati, con predilezione per i più poveri e gli abbandonati. La tradizione riferisce anche che curavano i malati senza mai chiedere retribuzione. Ciò valse loro il soprannome di “santi anàrgiri” (termine greco che significa «senza denaro»). L’attività di questi santi non si ridusse alla sola cura dei corpi. Nel loro esercizio professionale miravano anche al bene delle anime con l’esempio e con la parola. La loro scelta di vita fu controcorrente rispetto al paganesimo dominante. Nell’Impero Romano, sotto gli imperatori Diocleziano e Massimiano, scoppiarono le persecuzioni contro i cristiani. Le maggiori repressioni avvenivano nell’esercito, principalmente a causa del rifiuto da parte dei cristiani a servizio nell’esercito, oltre che delle cerimonie pagane e del culto dell’imperatore. In esecuzione dell’editto del 23 febbraio 303, Cosma e Damiano furono arrestati con l’accusa di turbare l’ordine pubblico e di professare una fede religiosa vietata.

26 settembre, santi Cosma e Damiano (A. Favray)

Il loro processo si svolse al cospetto di Lisia, prefetto di Cilicia. Dopo l’arresto e il processo i due gemelli furono sottoposti a una serie di crudeli torture. Come primo castigo fu loro inflitta la fustigazione, ma dato che i carnefici non ottennero di farli apostatare, gli furono legati mani e piedi e gettati in mare da un alto burrone con un grosso macigno appeso al collo, miracolosamente, invece, i legacci si sciolsero e i fratelli riaffiorarono in superficie sani e salvi. Nuovamente arrestati, subirono altre dolorosissime prove, condotto ad una fornace ardente, furono immersi nel fuoco legati con catene, ma le fiamme non li bruciarono, furono quindi decapitati, assieme ai loro fratelli più giovani, Antimo, Leonzio ed Euprepio, nella città di Cirro, nei pressi di Antiochia nel 303 d.C.

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