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Senza il Signore c’è solo la cecità del cuore. La Conversione di San Paolo

Il 25 gennaio la chiesa tutta ricorda la Conversione di San Paolo e in particolare di come la potenza divina sia capace di trasformare il feroce Saulo persecutore della Chiesa nell'«Apostolo» per eccellenza. Diverse sono le rappresentazioni artistiche, tra le più significative c’è quella di Caravaggio.

Il 25 gennaio la chiesa tutta ricorda la Conversione di San Paolo. Questa festa, istituita in Galilea nel secolo VIII in occasione della traslazione di alcune reliquie dell’apostolo, entrò nel calendario romano solo sul finire del secolo X. La «conversione» di san Paolo sta alla base di molti e importanti elementi della sua dottrina, in particolare del tema della potenza della grazia divina, capace di trasformare il feroce Saulo persecutore della Chiesa nell’«Apostolo» per eccellenza.

Così raccontano gli Atti degli Apostoli (At 9,1-22): 

“E avvenne che, mentre era in viaggio e stava per avvicinarsi a Damasco, all’improvviso lo avvolse una luce dal cielo e, cadendo a terra, udì una voce che gli diceva: «Saulo, Saulo, perché mi perséguiti?». Rispose: «Chi sei, o Signore?». Ed egli: «Io sono Gesù, che tu perséguiti! Ma tu àlzati ed entra nella città e ti sarà detto ciò che devi fare». Gli uomini che facevano il cammino con lui si erano fermati ammutoliti, sentendo la voce, ma non vedendo nessuno. Saulo allora si alzò da terra, ma, aperti gli occhi, non vedeva nulla. Così, guidandolo per mano, lo condussero a Damasco. Per tre giorni rimase cieco e non prese né cibo né bevanda. […] Allora Ananìa andò, entrò nella casa, gli impose le mani e disse: «Saulo, fratello, mi ha mandato a te il Signore, quel Gesù che ti è apparso sulla strada che percorrevi, perché tu riacquisti la vista e sia colmato di Spirito Santo». E subito gli caddero dagli occhi come delle squame e recuperò la vista. Si alzò e venne battezzato, poi prese cibo e le forze gli ritornarono”.

Questa conversione è certamente uno dei più importanti avvenimenti della storia della Chiesa, che è debitrice a Paolo dello slancio dell’ evangelizzazione tra i pagani, e della prima riflessione teologica sul messaggio cristiano.

La committenza religiosa ha anche contribuito a rappresentare l’episodio a partire dalla metà del VI secolo e diversi sono gli esempi nel mondo dell’arte.

La più antica raffigurazione la troviamo nella Topografia cristiana di Cosma Indicopleuste, pseudonimo di Costantino di Antiochia e poi ripresa nel mosaico della cappella Palatina a Palermo con il ciclo di san Paolo dove tra gli episodi della sua vita l’Apostolo cade a terra imbelle, colpito da un fulmine solido come un lungo dardo d’oro, che discende dalla mano del  Cristo,  affacciato da un cerchio aperto nel cielo. 

In queste rappresentazioni manca il cavallo che verrà proposto da Michelangelo Buonarroti e poi dal Caravaggio. Il cavallo è un’aggiunta che rende il simbolo più chiaro e che rimarca l’allusione della virtus. Saulo era un cittadino romano, viveva con quella solida sicurezza che non lo faceva vacillare neppure di fronte all’atroce sofferenza di un martire come santo Stefano e pronto a continuare a uccidere convinto di fare il bene. L’incontro con Cristo gli fa perdere questa certezza e cadendo da cavallo è come se la sua vita fosse ribaltata per sempre e da quel momento è Paolo. 

Nell’opera del Caravaggio proprio le braccia spalancate di un Paolo inondato di luce sembrano quelle di un bambino appena nato. Il cavallo, dipinto così imponente e sovrastante la figura distesa, sembra voler proprio rimarcare il significato di un capovolgimento radicale, quello della conversione.

Per dirlo con le parole di San Paolo: “Un certo Ananìa, devoto osservante della Legge e stimato da tutti i Giudei là residenti, venne da me, mi si accostò e disse: “Saulo, fratello, torna a vedere!”. E in quell’istante lo vidi. Egli soggiunse: “Il Dio dei nostri padri ti ha predestinato a conoscere la sua volontà, a vedere il Giusto e ad ascoltare una parola dalla sua stessa bocca, perché gli sarai testimone davanti a tutti gli uomini delle cose che hai visto e udito. E ora, perché aspetti? Àlzati, fatti battezzare e purificare dai tuoi peccati, invocando il suo nome”. ( At 22,3-16)

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