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Beato Rosario Livatino

Beato Rosario Livatino, nacque a Canicattì (Agrigento) il 3 ottobre 1952, da una famiglia borghese. Rosario trascorre un’infanzia serena, nella semplicità e nel decoro di una famiglia, appartata e schiva, che lo segue con attenzione e tenero affetto.

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Beato Rosario Livatino, nacque a Canicattì (Agrigento) il 3 ottobre 1952, da una famiglia borghese. Rosario trascorre un’infanzia serena, nella semplicità e nel decoro di una famiglia, appartata e schiva, che lo segue con attenzione e tenero affetto.

29 ottobre, beato Rosario Livatino

Beato Rosario Livatino, nacque a Canicattì (Agrigento) il 3 ottobre 1952, da una famiglia borghese. Rosario trascorre un’infanzia serena, nella semplicità e nel decoro di una famiglia, appartata e schiva, che lo segue con attenzione e tenero affetto. Conseguita la maturità presso il liceo classico Ugo Foscolo, dove si impegnò nell’Azione Cattolica, successivamente nel 1971 si iscrisse alla facoltà di giurisprudenza di Palermo presso la quale si laureò il 9 luglio 1975, a 22 anni con il massimo dei voti e la lode. Giovanissimo entrò nel mondo del lavoro vincendo il concorso per vicedirettore in prova presso la sede dell’Ufficio del Registro di Agrigento dove restò dal 1 dicembre 1977 al 17 luglio 1978. Nel frattempo però partecipa con successo al concorso in magistratura e superatolo lavora a Caltanissetta quale uditore giudiziario passando poi al Tribunale di Agrigento, dove per un decennio, dal 29 settembre 1979 al 20 agosto 1989, come Sostituto Procuratore della Repubblica, si occupò delle più delicate indagini antimafia, di criminalità. Fu proprio Rosario, assieme ad altri colleghi, ad interrogare per primo un ministro dello Stato.

Dal 21 agosto 1989 al 21 settembre 1990 Rosario prestò servizio presso il Tribunale di Agrigento quale giudice a latere e della speciale sezione misure di prevenzione. Il 21 settembre del 1990 Rosario, giudice al tribunale di Agrigento esce da casa, sale sulla sua auto quando, viene raggiunto da quattro giovani armati, assoldati dalla Stidda agrigentina, organizzazione mafiosa in contrasto con Cosa nostra, sulla SS 640 Agrigento-Caltanissetta mentre si recava, senza scorta, in tribunale. «Che vi ho fatto?». Ha solo il tempo di pronunciare questa breve frase. Tentò disperatamente una fuga a piedi attraverso i campi limitrofi ma, già ferito da un colpo ad una spalla, fu raggiunto dopo poche decine di metri e freddato a colpi di pistola. Un giudice inflessibile, che non si piega al malaffare, che della legge ha un’idea altissima. La sua passione per il dovere era infatti legata alla certezza che il male e l’ingiustizia sono destinati ad essere vinti dalla forza del bene e dalla verità. E ha pagato con la vita questa sua convinzione. Morì il 21 settembre 1990, a 38 anni.

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