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Una sconfitta per l’Occidente

di Alex Vescino ed Edoardo Consonni

È il giorno 14 agosto 1480. I superstiti e il clero si erano rifugiati nella cattedrale a pregare con l’arcivescovo Stefano Pendinelli. Gedik Ahmet Pascià ordinò loro di rinnegare la fede cristiana, ma ricevendone un netto rifiuto, irruppe con i suoi uomini nella cattedrale e li catturò. Furono quindi tutti uccisi, mentre la Chiesa, in segno di spregio, fu ridotta a stalla per i cavalli.
Particolarmente barbara fu l’uccisione dell’anziano arcivescovo Stefano Pendinelli, il quale incitò i superstiti a rivolgersi a Dio in punto di morte. Fu infatti sciabolato e fatto a pezzi con le scimitarre, mentre il suo capo mozzato fu infilzato su una picca e portato per le vie della città.

Vogliamo ricordare in questo modo i martiri di Otranto. Ricordiamo tutti i martiri che, nel corso della storia, preferirono farsi uccidere piuttosto che accettare la conversione e il rinnegamento del Cristo.

Siamo tutti molto contenti che Silvia Romano sia tornata viva in Italia, libera da quella prigionia perdurata a lungo. Si sono venute a creare tuttavia delle vicende alquanto sospette e di particolare indignazione.

Le foto che abbiamo visto di Silvia prima della cattura mostravano una giovane sorridente, vestita come si veste una ragazza occidentale. Dalle foto di ieri a Ciampino è invece apparsa un’altra persona. Silvia si è infatti convertita all’Islam. Sopratutto, si è convertita sua sponte.
Questo però non sembra preoccupare il Parroco del suo quartiere che la difende così: “ho grande rispetto per la sua scelta, diciotto mesi di prigionia sono terribili, devi aggrapparti a qualcosa per sopravvivere[…]”. Insomma il Parroco difende la sua scelta giustificandola come una necessità, eppure come cattolici ci saremmo aspettati qualcosa di diverso. Esattamente, a cosa si è aggrappata Silvia? Di certo, non alla fede in Cristo.

La morte di Cristo è la nostra fede. La morte di Cristo è la vita del cattolico. Dovremmo aggrapparci alla croce di Cristo, a quel Cristo che da oltre duemila anni ci aspetta a braccia aperte. E sopratutto, ci ingloba nel suo corpo Mistico, incorporando la nostra croce.

Gedik Ahmet Pascià, politico e militare ottomano, fece legare i superstiti e li fece trascinare sul vicino colle della Minerva, dove ne fece decapitare almeno 800, costringendo i parenti ad assistere alle esecuzioni. Il primo a essere decapitato fu Antonio Primaldo. La tradizione tramanda inoltre che il suo corpo, dopo la decapitazione, restò ritto in piedi, a dispetto degli sforzi dei carnefici per abbatterlo, sin quando l’ultimo degli Otrantini non fu martirizzato.

Gedik apparteneva allo stesso popolo che mise fine all’impero bizantino grazie alla conquista di Costantinopoli. Lo stesso popolo che si macchiò di un drammatico genocidio contro gli armeni, gli assiri e i greci del Ponto. Lo stesso popolo che ancora oggi professa la religione islamica e che si rende responsabile dei crimini contro i cristiani perseguitati e uccisi. Adesso si parla di islamofobia, quando da secoli è la cristianofobia che porta gli aguzzini ad uccidere nei modi più fantasiosi e violenti i nostri fratelli cattolici. La cristianofobia è quella che ha costretto Aasiyah Naurīn Bibi ad essere picchiata e stuprata, e a vivere un calvario infinito, solo perchè sospettata di aver offeso Maometto. In occidente, invece, ogni giorno il nome di Dio e della Beata Vergine Maria vengono bestemmiati in ogni modo intelligibile. Milioni di giovani bestemmiano contro Dio e contro la Chiesa. Però di cristianofobia nessuno parla, e chi ne parla diventa bersaglio di critiche e di accuse di ‘ritardo mentale’.

Sono circa 260 milioni i cristiani perseguitati in tutto il mondo ma nessun telegiornale o media ne parla, nemmeno quel Parroco così felice di rivedere Silvia. Forse si sono dimenticati della Pasqua di Sangue in cui morirono oltre 253 persone e furono colpite tre chiese. La persecuzione dei cristiani in Medio Oriente non è certo una novità: in Siria, dopo nove anni di guerra, la loro presenza è più che dimezzata, crollando da oltre 2 milioni di persone a 744 mila. In Iraq sono diminuiti di quasi il 90%, da un milione e mezzo del 2003 a meno di 200 mila.

Silvia Romano ha scelto la strada più semplice, ha rinnegato Cristo e ha accolto la fede islamica. Su base volontaria che sia, non è lei che accusiamo. Accusiamo invece la CEI, il parroco don Enrico, che addirittura lodano questa conversione. ‘Ha fatto bene’, dicono. Allora ci domandiamo: i martiri cattolici sono stati forse stupidi? Forse non avevano capito che bastava rinnegare Cristo e ‘portarla fuori’? Anche perchè il dio è lo stesso, sia quello degli islamici che quello dei cattolici, come ci ricorda Papa Francesco in ‘Fratellanza Umana’. Chi oggi giustifica le sue scelte sta sputando in faccia a tutti quei cristiani che danno la loro vita per Cristo. Come cattolici condanniamo la scelta di Silvia. Prima di tutto, l’islam è una eresia, come dimostra il Magistero della Chiesa secondo il Catechismo di San Pio X. In secondo luogo, l’anamnesi dei pastori alla avvenuta conversione è un oltraggio al sangue dei martiri, che hanno accettato di essere macellati come bestie, impalati e torturati, seviziati e decapitati, scuoiati e passati con la spada, piuttosto che rinnegare Cristo. Questi, secondo i pastori, sono stati ‘ingenui’. Tanto il dio è lo stesso…le professioni sono uguali, giusto? Manifestiamo la nostra felicità per il ritorno in Patria di Silvia, ma siamo inorriditi dalle parole dei pastori della Chiesa, che ancora una volta tradiscono il Cristo, disprezzando con le loro lingue infuocate il sangue dei nostri martiri. Lo ricordiamo qua, seguendo l’ammonimento del Santo Padre Pio XII: aut Deo aut contra!

Ecclesia Dei

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