Una storia molto particolare quella della Venerabile Orsola Benincasa: un’esistenza piena di gioia, certamente, ma segnata profondamente da molti eventi tragici che ella affrontò con amore e fiducia in Dio.
Nacque il 21 ottobre 1550 a Napoli da una famiglia benestante, legata, secondo alcuni storici, alla famiglia Benincasa di Siena da cui nacque Santa Caterina; l’esempio dei genitori impresse in Orsola e nel resto della famiglia una fede ardente in Cristo: si distinguevano per le opere di carità tanto da dover iniziare a vivere in modo modestissimo per potervi fare fronte.
La spiritualità della venerabile era una spiritualità di vera preghiera, di bellezza della vita comune, di gioia inestinguibile, tanto che dopo la morte dei genitori scelse di ritirarsi, con una sorella e il fratello Don Francesco, per vivere una vita comune di preghiera e di lavoro.
Davanti ad un’immagine di Gesù in Croce, osservò nel Cristo in espressione molto triste e si addolorò anch’essa, esclamando: “Forse che non siete morto per amore? Forse che non lo faceste volentieri? Perché allora il pittore vi ha effigiato così malinconico, mesto? Non posso più permettere che siate così. Vi voglio dare un volto bello, dolce, pietoso.”; non avendo trovato soddisfazione nell’opera di un rinomato pittore locale, disegnò lei stessa una bella immagine di Cristo delineando la gioia e la bellezza mischiati al peso del dolore umano di Gesù Crocifisso.
Ecco allora l’insegnamento della Venerabile: quante volte Papa Francesco si lamenta delle facce da “funerale” che i Cristiani possiedono? Come può un cristiano, pur se afflitto dal più brutto dei mali essere triste sapendo che Gesù ha distrutto il peccato? Come può un cristiano non rallegrarsi dell’infinito amore che ogni giorno Dio dona a ogni uomo? Guardiamo a Orsola e impariamo da Lei, che vivendo dolorosissime prove non ha mai dubitato dell’amore per Cristo e per la sua Santa Chiesa.
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