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Beata Giulia da Certaldo

Vita e opere della Beata Giulia da Certaldo

di Maurizio Chinaglia

Della agiografia di Beata Giulia della Rena, romita agostiniana del XIV secolo, sappiamo ben poco. Le scarne notizie sono ricavate principalmente dalla copia della positio ritrovata nell’archivio dell’arcidiocesi di Firenze in tempi recenti. Per il resto il culto e la devozione a Beata Giulia sono affidate alla memoria del popolo di Certaldo, da oltre sette secoli.

Non stupisce, quindi, che sia stata elevata agli onori degli altari con il titolo di Beata da Papa Pio VII il 18 maggio 1819 ab immomorabili: perché da sempre proclamata santa.

Giulia Della Rena nacque nel 1319 a Certaldo. La sua famiglia era probabilmente originaria di Semifonte: è ragionevole ritenere che si sia trasferita a Certaldo in concomitanza con la distruzione della città. Siamo comunque relativamente certi che Giulia trascorse l’infanzia a Certaldo.

Da adolescente rimase orfana di entrambi i genitori. Per questo motivo si trasferì a Firenze, presso la famiglia Tinolfi. Non è chiaro se fosse imparentata con questa famiglia o se più semplicemente avesse trovato lavoro come domestica. 

Durante questo periodo, fino al 1337, frequentò il convento di Santo Spirito (già allora presente in città) e prese i voti dell’Ordine di Sant’Agostino come terziaria.

Dopo essere diventata terziaria agostiniana rientra a Certaldo, i motivi ci sono ignoti.

Poco dopo il suo rientro in Val d’Elsa avviene il primo dei miracoli che le viene attribuito: salva dalle fiamme un fanciullo che era rimasto intrappolato nella sua casa che stava bruciando. Incurante dell’incendio entra nella casa e dopo poco ne esce incolume, come incolume è il bambino.

È facile immaginare che a questo punto la figura di Giulia suscitasse grande clamore e curiosità. 

Forse proprio per sfuggire a questa indesiderata popolarità, Giulia si fece murare nella sua cella accanto alla sagrestia della chiesa dei Santi Michele e Jacopo accanto al convento agostiniano lì presente.

Questa che a noi oggi sembra una scelta incomprensibile trova forse una spiegazione se ci caliamo nelle realtà di quel tempo: non esistevano comunità femminili, e la scelta di farsi “murare viva” era frequente per le donne che volevano dedicare la loro esistenza completamente a Dio. Ne sono un chiaro esempio le cosiddette “murate fiorentine”. Inoltre, era necessario dividere fisicamente la comunità maschile da quella femminile. Presenza comunque gradita perché solitamente queste donne erano al servizio della comunità per tutto quello che erano in grado di fare compatibilmente al loro stato di recluse.

Anche per questo è ragionevole pensare che quella che oggi vediamo a Certaldo sia “quel che rimane” della cella di Giulia, e che in realtà avesse a disposizione spazi più ampi. 

Rimane reclusa per trent’anni con la sola compagnia di un crocifisso ligneo.

Vive dei quello che i suoi concittadini le portano, e se glielo portano! Tradizione vuole che avesse un particolare rapporto con i bambini. 

Durante questo periodo le viene attribuito un altro miracolo: quello dei fiori. Ricompensava i suoi benefattori con fiori freschi, in qualunque stagione dell’anno.

Muore il 9 gennaio 1367.

La sua morte è annunciata da un altro miracolo: le campane della chiesa iniziano a suonare senza che nessuno tiri le funi. Accorsi di fronte alla sua cella, i certaldesi abbattono il muro e trovano Giulia in ginocchio, davanti al suo crocifisso, con accanto un vaso di fiori freschi. 

Nei giorni seguenti, durante le esequie solenni, avvengo altri miracoli e guarigioni miracolose.

Da subito inizia la venerazione del popolo di Certaldo. 

Beata Giulia è molto legata al suo territorio e alla sua cultura contadina: si prega Giulia perché faccia piovere o smettere di piovere. Perché salvi i raccolti dalla grandine: se durante una grandinata si fa suonare la campana di Giulia, la grandine non cade intorno a Certaldo fin dove giunge il suono della campana!

Si ritrova spesso nei documenti, e anche nelle preghiere, una parola che nell’italiano di oggi suona brutta, ma che ha una grande valenza: nostra “intercessora”.

Certaldo rimase immune dalla grande peste del ‘600 e i certaldesi per ringraziarla raccolsero le ossa del suo corpo in un’arca costruita appositamente. 

Fino al 1674 i festeggiamenti avvenivano il 9 gennaio. Da quell’anno, a causa della rigidità del clima, furono spostati alla prima domenica di settembre

Per tutto il XIX secolo Beata Giulia veniva festeggiata tre volte all’anno: oltre al 9 gennaio e alla prima domenica di settembre, veniva organizzati festeggiamenti anche nella seconda domenica di quaresima per “ringraziarla” di aver preservato il paese dai terremoti.

Molte, anzi, moltissime le grazie dispensate da Beata Giulia nel corso dei secoli (con una particolare predilezione per le gravidanze difficili) come dimostravano i numerosi ex voto con cui era adornata l’urna fino ai primi anni 70 del novecento, quando furono oggetto di un furto sacrilego.

Non per questo Beata Giulia ha smesso di elargire grazie e benedizioni a tutti quelli che a lei si rivolgono con devozione e fede.

Probabilmente il vero miracolo di Beata Giulia è proprio questo: il suo culto ha attraversato sette secoli, con periodi di grande splendore e altri meno brillanti, ma comunque, imperituro, tiene unito il popolo di Certaldo al suo territorio e alla Fede in Gesù Cristo Nostro Signore.

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