Il termine Lodi illustra chiaramente il peculiare carattere di questo Ufficio, il cui fine è lodare Dio. Tutte le Ore Canoniche hanno, certamente, lo stesso oggetto e la stessa ovvia funzione, ma si può affermare che le Lodi possiedono questa caratteristica per eccellenza. Il nome stesso deriva dal verbo latino laudo e più precisamente dalla locuzione, in forma imperativa, laudate “lodate!”; quest’ultima è molto ricorrente nei tre ultimi salmi dell’Ufficio nella sua celebrazione antica (148, 149, 150): dunque, originariamente, il termine non indicava, come al giorno d’oggi, l’Ufficio intero, ma soltanto la sua fine, ossia appunto tali tre salmi, seguiti dalla conclusione. Anche San Benedetto impiega tale termine per indicare i tre ultimi salmi: «post haec [i.e., il Cantico] sequantur Laudes» (Regula, cap. XIII). Nei sec. V-VI, L’Ufficio delle Lodi era chiamato Matutinum, termine che però passò ad identificare un altro Ufficio, quello notturno, o Vigiliae (oggi non più utilizzato). Poco a poco, il termine Lodi venne applicato all’intero Ufficio, e soppiantò il nome di Mattutino. Negli autori antichi, comunque, fra il IV ed il VI-VII secolo, i titoli di Matutinum, Laudes matutinae e Matutini hymni sono utilizzati per designare l’Ufficio dell’alba o del primo mattino, mentre l’Ufficio notturno mantiene il suo nome di Vigiliae. La ragione di tale confusione di nomi consta, forse, nel fatto che originariamente Mattutino e Lodi formavano solo un singolo Ufficio, con l’Ufficio notturno che terminava solo all’alba. A partire dalla riforma liturgica successiva al Concilio Vaticano II, le Lodi sono celebrate in questa forma:
- Un versetto introduttivo: “O Dio, vieni a salvarmi. Signore, vieni presto in mio aiuto” (Salmo 69,2), al quale segue il Gloria al Padre e l’Alleluia ( omessa in quaresima). Ancora: Tutto questo si omette se le Lodi trovano collocazione immediatamente dopo l’invitatorio o l’Ufficio delle Letture;
- Un inno che conferisce una propria specifica caratterizzazione ad ogni giorno. – Un salmo mattutino, un cantico dell’Antico Testamento, ed un salmo di lode, ognuno introdotto e seguito da un’antifona.
- Una lettura, breve o lunga, che può essere seguita dall’omelia e/o da una pausa di silenzio.
- Un responsorio breve, per rispondere alla parola di Dio.
- Il cantico evangelico del Benedictus, con la sua antifona.
- Le invocazioni per consacrare il giorno ed il lavoro a Dio, concluse dal Pater Noster.
- Una orazione conclusiva.
- Il congedo finale “Il Signore ci benedica, ci preservi da ogni male e ci conduca alla vita eterna”. Nella celebrazione comunitaria, presieduta da un diacono o da un sacerdote, è prevista la benedizione finale.
- Tutti i salmi e i canti nella celebrazione delle Lodi, salvo pochissime eccezioni che generalmente sono segnalate sul testo liturgico in uso, vengono chiuse dalla dossologia del Gloria
I salmi e le letture sono distribuiti in un ciclo di quattro settimane, detto salterio, che si usa, con piccole variazioni, durante tutto l’anno, e che forma il cuore della Liturgia delle Ore Sono previste variazioni alla celebrazione della Liturgia delle Ore, in correlazione con le solennità, le Memorie dei Santi ed i tempi forti. Nelle solennità tutti i testi sono propri della festa, il salmo mattutino è sempre il Salmo 62 (62,2-9), il cantico è il Canto dei Tre giovani (Daniele 3,57-88; 56), ed il salmo di lode è il 149. Nei tempi forti dell’anno liturgico, come Quaresima o Pasqua, molte preghiere sono proprie per ogni settimana o giorno. Durante Quaresima, Natale, Settimana santa, Ottava di Pasqua, e gli ultimi otto giorni di Avvento, la celebrazione di giorni festivi è in un certo modo ristretta. In alcuni di questi giorni, una memoria può essere celebrata come “commemorazione”, aggiungendo quindi una preghiera particolare alla fine dell’Ufficio dell’ora, mentre in altri casi addirittura la memoria è completamente rimossa dal calendario.