Uno degli aspetti che maggiormente ha disturbato i riformatori liturgici è quello della presenza di più feste per lo stesso santo: tra il 1960 ed il 1962, sotto Giovanni XXIII, gli stessi liturgisti che, pochi anni prima, devastarono la settimana santa, decisero di sopprimere alcune feste antichissime: l’invenzione della S. Croce (3 maggio), il martirio di S. Giovanni avanti porta Latina (8 maggio) e l’invenzione delle reliquie di S. Stefano Protomartire (3 agosto): si parlò, con scarsa contezza storica, di “inutili doppioni devozionistici”, da sopprimere, in nome di una liturgia più semplice.
Il ritrovamento delle reliquie del primo martire, invece, è piuttosto rilevante, poiché ci indica l’importanza di tale figura e del suo culto già nei primi secoli. Per celebrarlo, riportiamo (in traduzione italiana) l’evento così come raccontato dalla III lezione del Mattutino della festa in rito ambrosiano antico:
Al tempo dell’imperatore Onorio, per volere divino, furono ritrovati nei pressi di Gerusalemme, in un luogo nascosto, alcuni corpi di Santi: il Protomartire Stefano, Gamaliele, Nicodemo e Abibo. Infatti, quando Gamaliele apparve -anziano, ma di nobile aspetto- al sacerdote Luciano, gli ordinò di recarsi con Giovanni, vescovo di Gerusalemme, nel luogo che gli aveva mostrato, in cui giacevano, per ricollocare i corpi dei Santi in un luogo più nobile. Non appena il vescovo seppe della cosa, giunse sul posto: dopo aver scavato, trovarono quattro sepolture dalle quale spirava la soavità della mirra. Non appena il fatto divenne pubblico, si formò un gran consesso di fedeli e molti, afflitti dalle più varie malattie, tornarono a casa completamente risanati, nell’ammirazione generale. I corpi dei Santi furono quindi traslati, con grande solennità, nella chiesa di Gerusalemme. Più tardi, sotto Teodosio il piccolo, il corpo di Santo Stefano Protomartire fu portato a Costantinopoli: da qui fu poi portato a Roma, nella basilica di San Lorenzo, sotto il pontificato di Papa Pelagio I.