Al termine delle festività natalizie in senso stretto, ma ancora all’interno dell’Ottava dell’Epifania, ci pare opportuno parlare, sia pur brevemente, del presepe e dei Bambinelli in senso liturgico: invitiamo i nostri lettori a verificare se quel che diciamo è stato fatto nella propria parrocchia.
È tradizione scoprire il presepe l’8 dicembre, nella solennità dell’Immacolata Concezione. Esso non va posto sotto l’altare maggiore o nel presbiterio, ma in una cappella laterale. Sappiamo che il presepe contiene spesso anacronismi, ovvero elementi, figure e scene non presenti storicamente alla nascita di Cristo: penso al meraviglioso presepe presente presso la parrocchia della Santissima Trinità dei Pellegrini in Roma, a cura della Fraternità sacerdotale San Pietro, in cui sono presenti san Filippo Neri, un papa e una guardia nobile. Ciò non deve affatto scandalizzare, poiché si tratta di un’antica tradizione, rendendo magistralmente, a mio avviso, la venuta di Gesù Cristo nella carne umana come Signore della storia. Quel che va invece scartato è l’inserzione di personaggi dello spettacolo o dello sport dettati da una goliardia che non di rado rasenta la blasfemia.
È bene invece porre sull’altare il Bambinello, ovvero la statua di Gesù divino infante. Dopo la processione introitale (oppure dopo la Messa della notte) in piviale il celebrante può salire all’altare maggiore ponendo il simulacro sul tabernacolo, nel luogo usualmente deputato alla croce d’altare. Il significato di questa posizione è profondo: il tenero Bambino che viene intronizzato sarà lo stesso che, da adulto, verrà crocifisso. Convenientemente, si offre il Bambinello al bacio dei fedeli al termine della Messa del 6 gennaio. Esso va rimosso entro l’Ottava dell’Epifania.
Il presepe, invece, viene lasciato in molti luoghi anche oltre l’Epifania: c’è chi ne prolunga la permanenza in chiesa (e nelle case) fino alla Candelora, chi alla Settuagesima o financo alla Quaresima (tempo, secondo me, decisamente esagerato).