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San Giovanni Bosco, nacque ai Becchi, frazione di Castelnuovo d’Asti (ora Castelnuovo Don Bosco) il 16 agosto 1815, in una famiglia contadina. Il padre Francesco, che aveva sposato in seconde nozze Margherita Occhiena, morì quando lui aveva 2 anni e in casa non mancarono certo le difficoltà anche perché il fratellastro Antonio era contrario a far studiare il ragazzino che dimostrava una intelligenza non comune. A 9 anni, Giovanni fece un sogno, che egli stesso definì “profetico”, e che gli svelò la missione a cui lo chiamava il Signore: si trovò in mezzo a dei ragazzi che bestemmiavano, urlavano e litigavano e mentre lui si avventava contro di loro con pugni e calci per farli smettere, vide davanti a sé un uomo dal volto luminosissimo che gli si presentò dicendo: «Non con le percosse, ma con la mansuetudine e con la carità dovrai guadagnare questi tuoi amici». In seguito a quel sogno, Giovanni decise di seguire la strada del sacerdozio. Dopo la prima comunione, il 26 marzo 1826, per sottrarsi alle prepotenze del fratellastro, dovette andarsene da casa, lavorando come garzone a Moncucco Torinese presso la cascina dei coniugi Moglia. Lì, nel novembre 1829, di ritorno da una missione predicata a Buttigliera d’Asti, si imbatté in don Giovanni Calosso, cappellano di Morialdo il quale, saputo da dove veniva, gli chiese di dire qualcosa sulla predica che aveva ascoltato e il ragazzo gliela ripeté interamente. Il sacerdote, stupito, si impegnò ad aiutarlo negli studi dandogli le prime lezioni di latino e prepararlo così alla vita del sacerdote. Purtroppo, nel 1831, il prete morì un anno dopo e Giovanni poté tornare a casa e riprendere a studiare, terminando in quattro anni le elementari e il ginnasio. Si pagava la scuola facendo ogni sorta di mestieri: sarto, barista, falegname, calzolaio, apprendista fabbro.
Il 25 ottobre 1835, a 20 anni entrò nel seminario di Chieri rimanendovi sei anni e il 5 giugno 1841 fu ordinato sacerdote. Subito dopo, su consiglio di san Giuseppe Cafasso, passò al Convitto Ecclesiastico di Torino per perfezionarsi in teologia morale e prepararsi al ministero. E nella vicina chiesa di San Francesco d’Assisi l’8 dicembre di quello stesso anno cominciò il suo apostolato facendo amicizia con un giovane muratore, Bartolomeo Garelli, che era stato maltrattato dal sacrista perché non sapeva servire la messa. Giovanni gli fece recitare un’Ave Maria e lo invitò a tornare da lui con i suoi amici. Nacque così l’oratorio. Inizialmente, le riunioni avvenivano nell’Ospedaletto di Santa Filomena per bambine disabili, che si stava costruendo a Valdocco per iniziativa della Serva di Dio Giulia Colbert, marchesa di Barolo, perché Giovanni era stato assunto dalla marchesa come cappellano del “Rifugio”, una struttura realizzata da lei per favorire il reinserimento nella società di ex detenute e per salvare dalla strada le ragazze a rischio. Una stanza dell’Ospedaletto fu trasformata in cappella e dedicata a san Francesco di Sales, di cui la marchesa aveva fatto dipingere l’immagine su una parete. Qualche anno dopo sarebbe nata la Congregazione Salesiana al servizio della gioventù. Nel suo instancabile apostolato educativo, il santo trovava anche il tempo di scrivere numerosi libri per la gioventù. Nel 1868 era stata consacrata a Valdocco la basilica di Maria Ausiliatrice, quattro anni dopo, ispirato all’alto, realizzava un altro monumento alla Vergine, fondando l’Istituto delle Figlie di Maria Ausiliatrice per l’educazione della gioventù femminile. Nel 1880 Leone XIII affidò al santo la costruzione del tempio del Sacro Cuore a Roma. Fece appena in tempo a recarsi a Roma per l’inaugurazione della basilica del Sacro Cuore, mentre si aggravavano le sue condizioni di salute. Morì il 31 gennaio 1888
Ecclesia Dei