Divenuto seguace dell’apostolo Pietro, lo seguì sino a Roma e da lui apprese quanto Gesù aveva detto e fatto. San Pietro, che lo chiama «figlio mio», lo ebbe certamente con sé nei viaggi missionari in Oriente e a Roma, dove avrebbe scritto il Vangelo. Oltre alla familiarità con san Pietro, Marco può vantare una lunga comunità di vita con l’apostolo Paolo, che incontrò la prima volta nel 44 d.C. A Roma Marco scrisse il “suo” Vangelo. Successivamente si recò ad Alessandria d'Egitto, dove fondò la prima chiesa cristiana. Il Vangelo di Marco è il più breve dei quattro, è formato di soli sedici capitoli in lingua greca, ed è diviso in due parti. La prima è data dai primi otto capitoli, nei quali riporta le azioni di Gesù, insistendo sul racconto di numerosi miracoli al fine di dimostrare che Gesù è davvero il Figlio di Dio. Sembra che per questo motivo, fin dall'antichità cristiana, sia stato scelto il leone quale suo simbolo perché come il leone con il suo ruggito domina le voci degli altri animali, così Marco proclama forte che Gesù è Figlio di Dio. Nella seconda parte sono presentate le parole di Gesù, che spiegano le condizioni necessarie per seguire il Redentore sino alla morte in croce. Non vi sono notizie certe su dove, come e quando Marco morì. Gli Atti di Marco, uno scritto apocrifo della metà del quarto secolo, riferiscono che S. Marco il 24 aprile venne trascinato dai pagani per le vie di Alessandria legato con funi al collo. Gettato in carcere, il giorno dopo subì lo stesso atroce tormento e soccombette. Il suo corpo, dato alle fiamme, venne sottratto alla distruzione dai fedeli; patrono dei segretari, scrivani, vetrai e fabbricanti di ceste.