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“Velatio” della prima Domenica di Passione

Ha inizio con la quinta ed ultima domenica di Quaresima il Tempo di Passione, fortemente caratterizzato da una più curata attenzione al mistero della Passione e Morte di Nostro Signore Gesù Cristo.

Ha inizio con la quinta ed ultima domenica di Quaresima il Tempo di Passione, fortemente caratterizzato da una più curata attenzione al mistero della Passione e Morte di Nostro Signore Gesù Cristo.

In questa domenica, o meglio nel sabato che la precede, “finita la Messa e prima dei Vespri si coprono le croci e le immagini della chiesa con veli violacei; le croci restano coperte fino al termine dell’adorazione della croce da parte del celebrante il Venerdì Santo, le immagini fino all’intonazione del Gloria nella Messa della Vigilia Pasquale”.

E’ una tradizione che risale al IX secolo e viene giustificata dal Concilio di Trento ricordando che “la natura umana è tale che non può facilmente elevarsi alla meditazione delle cose divine senza aiuti esterni: per questa ragione la Chiesa come pia madre ha stabilito alcuni riti […] per introdurre i fedeli con questi segni visibili della religione e della pietà, alla contemplazione delle sublimi realtà nascoste in questo Sacrificio” (DS 1746).

Se dunque è vero che per la liturgia è importante la presenza dell’immagine, allora è anche vero che l’assenza dei Santi e di Cristo stesso aiuta ad alimentare l’attesa del giorno glorioso, la Pasqua del Signore.

Qual è dunque il motivo che si cela dietro questa tradizione? Perché viene meno lo sposo? Il rito della velatio ha un profondo significato: esso nasconde alla vista le immagini dei santi ed aiuta il cristiano a concentrarsi su colui che è l’origine di ogni santità. La velatura delle croci sottolinea proprio la privazione di Cristo e il venir meno dello sposo.

“Con oppressione e ingiusta sentenza fu tolto di mezzo; chi si affligge per la sua sorte? Sì, fu eliminato dalla terra dei viventi.”

Quei veli che nascondono il Cristo alla nostra vista stanno a ricordare che quell’evento riaccade ancora oggi. Che anche noi siamo “tra gli uccisori di Cristo”, tra quelli che lo volevano gettare dal precipizio della città di Nazaret, o lapidarlo nel tempio di Gerusalemme. Si tratta, dunque, di un segno efficace che aiuta a meditare, riflettere e pregare sulla tragicità della condizione umana senza la presenza del Dio redentore.

Concludo dunque con una bellissima frase di Sant’Agostino sulla passione di Gesù: “Dio era nascosto; si vedeva la debolezza, la maestà era nascosta; si vedeva la carne, il Verbo era nascosto. Pativa la carne; dov’era il Verbo, quando la carne pativa? Eppure neanche il Verbo taceva, perché c’insegnava la pazienza”.

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