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L’avvento e la sua corona

Una pillola su uno dei segni dell'Avvento. Conosciamo i simboli per conoscere la fede, attraverso anche le cose più piccole.

Ad te levavi animam meam: Deus meus in te confido, non erubescam.

Sono queste le parole iniziali della prima melodia (l’antiphona ad introitum, nel modo, l’ottavo, ritenuto perfetto dal fondatore della notazione diastematica gregoriana, Guido d’Arezzo, della domenica dell’hebdomada prima adventus) che si ritrova davanti chi apre un qualunque Graduale Romanum, il libro, quasi completamente dimenticato de facto, ma, de iure, ancora in vigore, contenente i canti, del proprium e in ordine Missae occurrentes, utilizzati nella celebrazione eucaristica. 

Il tempo d’avvento, nel Direttorio su pietà popolare e liturgia. Principi e orientamenti, pubblicato dalla Congregazione per il Culto Divino e la Disciplina dei Sacramenti nel 2001, è descritto, al numero 96 di detto documento, sulla base di tre dimensioni: l’attesa, che si articola in memoria della prima e umile venuta del Salvatore nella nostra carne mortale e in supplica per l’ultima e gloriosa venuta di Cristo, Signore della storia e Giudice universale, la conversione, esigenza costantemente ribadita dai profeti e, particolarmente, da Giovanni Battista, e la speranza, della tramutazione di ciò che per ora è promesso nel suo pieno possesso, della fede in visione. 

Ma l’attenzione di questo articolo vuol’essere rivolta in particolare al numero 98, dedicato alla corona d’avvento, ovvero alla tradizione, sia di area cattolica sia protestante e diffusa ugualmente nei luoghi di culto pubblici e nelle case private, di disporre quattro ceri su una corona di rami sempre verdi. La corona circolare, continua il Direttorio, è il segno del ritorno di Cristo; i rami verdi richiamano la speranza e la vita che non finisce

Tale ghirlanda è solitamente composta da tre candele viola, per la prima, la seconda e la quarta domenica d’avvento, e da una candela rosa, per la domenica gaudete, la terza. Il progressivo accendersi delle candele è simbolo della vittoria della Luce sulle tenebre; il valore simbolico di ogni candela può invece variare, rappresentando i profeti, che annunciarono la venuta del Messia, Betlemme, la città di nascita del Messia, i pastori, i primi a vedere e adorare il Messia e gli angeli, annunciatori della nascita del Messia (prima allegoria) o la speranza, la pace, la gioia e l’amore (seconda allegoria). 

La corona d’avvento, pur avendo avuto origine all’inizio dell’età moderna, iniziò a diffondersi più ampiamente nella prima metà del XIX secolo ad opera del pastore protestante Johann Hinrich Wichern (dal 1833 direttore della casa di rieducazione per adolescenti Rauhes Haus e nel 1844 fondatore della Innere Mission, movimento che ricercava una rinascita del Cristianesimo mediante la dottrina dell’amore fraterno e un programma caritativo ed educativo), che ideò una struttura ben più grande dell’attuale con quattro candele, prevedendo, oltre alle candele domenicali, anche candele più piccole per ciascun giorno feriale e una grande candela bianca centrale, d’accendersi la notte della vigilia di Natale. 
La corona d’avvento si trova spesso nelle nostre chiese, ma a tal proposito è necessaria una ben ponderata riflessione, dato che nell’Ordinamento generale del Messale Romano non si trova alcun riferimento a un tale simbolo: conseguenza della premessa non vuole assolutamente essere l’invito a eliminare tale segno, ma solamente un richiamo alla vigilanza dei parroci e di quanti legittimamente si occupano di liturgia, affinché sempre sia sottolineato il carattere paraliturgico della corona e come tale sia considerata, evitando strane innovazioni, solamente inopportune e nulla aventi a che fare con l’actuosa participatio, di adulti e bambini.

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